Inconscio, semiosi affettiva e intersoggettività

Inconscio come modo della semiosi

Già negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, la diffusione della teoria kleiniana delle relazioni oggettuali – che proponeva di considerare i processi inconsci in termini di rappresentazioni simboliche delle esperienze di relazione (oggetti interni, nel linguaggio psicoanalitico) – aveva aperto la strada ad una lettura semiotica dell’inconscio.

Una lettura, d’altra parte, non estranea alla stessa teorizzazione freudiana: si pensi, in questo senso, al modello freudiano dell’angoscia come segnale (nell’opera Inibizione, Sintomo e Angoscia, pubblicata nel 1925) e, prima ancora, all’analisi dei meccanismi del pensiero onirico, proposta ne L’interpretazione dei sogni.

Lacan approfondisce questa prospettiva. L’inconscio, nella sua celebre definizione, funziona come un linguaggio: costruisce relazioni tra significanti e significati. La soggettività si estrinseca attraverso ed al contempo entro le possibilità di significazione che la cultura (l’ordine del significante) mette a disposizione. Lacan opera dunque un passaggio fondamentale. Se nella teoria psicoanalitica classica la cultura e la società sono derivati, precipitati dei processi mentali intrapsichici (emblematici di questo approccio i lavori freudiani di psicologia sociale), ora si riconosce la valenza strutturante ed organizzante dei dispositivi semiotici che la cultura mette a disposizione della soggettività. In definitiva: l’inconscio prende la forma che il discorso gli offre.

La declinazione in chiave semiotica dell’inconscio trova un ulteriore punto di snodo nella teoria dei coinemi di Franco Fornari. Con essa, il pensiero psicoanalitico si allontana dai riferimenti biologistici e topico-strutturali della prospettiva classica. L’inconscio viene ad essere definito come facultas signatrix: funzione di significazione affettiva immanente al funzionamento della mente.

“La filosofia psicoanalitica cambia radicalmente a secondo che, esplorando l’inconscio, noi abbiamo a che fare con un soggetto che vuole significare se stesso, marcato da una originaria facultas signatrix , oppure abbiamo a che fare con un soggetto che deve sempre mascherarsi dietro i modi in cui si manifesta” (Fornari, Simbolo e codice , Boringhieri, Torino, 1981, pag. 13, corsivo nel testo)

Secondo la teoria dei coinemi, la simbolizzazione affettiva è una forma di pensiero che si dispiega parallelamente alla categorizzazione operativa propria del pensiero razionale “diurno”. Mentre la categorizzazione operativa mobilita codici pubblici convenzionali (i concetti, le categorie linguistiche), la simbolizzazione affettiva tratta gli oggetti della realtà (e il linguaggio) come significanti che satura di un significato emozionale generato da un codice affettivo primitivo, costituito dai coinemi. Nel linguaggio fornariano, i coinemi sono sememi naturali che danno forma psichica all’esperienza, connotandola nei termini delle fondamentali dimensioni vitali (corpo, relazioni parentali, vita, morte).

In definitiva, coscienza ed inconscio, in questa prospettiva, sono concepiti ambedue come processi di rappresentazione, di attribuzione di senso (dunque, semiosi). Ciò che li distingue non è il grado di vicinanza alla coscienza (criterio topico della prima teoria freudiana), né i moventi (criterio dinamico) o gli agenti mentali che li veicolano (criterio strutturale), ma le qualità semiotiche dei processi di categorizzazione che implementano

Dobbiamo a Matte Blanco un contributo fondamentale alla comprensione della specificità della semiosi affettiva. La teoria bi-logica elaborata da questo autore considera l’inconscio una modalità di funzionamento della mente, differente dalle forme del ragionamento basate sui principi di identità e non contraddizione, ma non meno sistematica. Il punto di partenza dello psicoanalista cileno è la teoria freudiana del sogno ed in particolare i principi di funzionamento del pensiero onirico (spostamento, condensazione, plasticità, assenza di tempo, assenza di negazione). Basandosi sullo studio del pensiero schizofrenico, Matte Blanco si impegna nell’analisi logico-formale di tali principi, arrivando così ad individuare nel principio di simmetria il fondamento della semiosi affettiva. Le relazioni logiche e semantiche su cui si fonda il pensiero razionale sono asimmetriche: le posizioni dei termini di una relazione non sono reversibili, non possono essere sottoposte ad inversione. Ad esempio, se vale l’enunciato “A>B” non può contemporaneamente valere “B>A”; allo stesso modo, se è vera l’affermazione “Marco è il padre di Maria”, allora è necessariamente falsa l’affermazione: “Maria è il padre di Marco”. L’unica relazione che non soggiace al vincolo della asimmetria è la relazione di identità, per la quale se a=b, allora b=a.

Il principio di asimmetria, fondante il pensiero cosciente, viene meno nel caso del modo di essere inconscio della mente. La semiosi inconscia non pone limite alla interscambiabilità dei termini della relazione: dal punto di vista dell’inconscio tutti gli enunciati prodotti dalle possibili permutazioni dei termini in gioco sono equivalenti. Così, ad esempio, se vale “Marco è il padre di Maria”, allora vale anche “Maria è il padre di Marco”. In ciò consiste il principio di simmetria come forma logica del modo di essere inconscio della mente.

Come si vede, la logica simmetrica viola la proprietà di non contraddizione; la sua applicazione, rendendo reversibili le differenze, produce omogeneizzazione e indifferenziazione tra gli elementi: poichè Marco e Maria sono contemporaneamente padre/madre (e figlia/o) dell’altro, non sono distinguibili, appartengono allo stesso insieme. In definitiva, la violazione del principio di asimmetria, trasforma qualsiasi relazione in una relazione di identità: operando secondo il principio di simmetria l’inconscio dissolve ogni differenza, trattando la realtà come una totalità omogenea e indivisibile.

Nella teoria dello psicoanalista cileno i due modi di essere della mente, conscio ed inconscio, non vengono giustapposti, ma considerati componenti complementari del pensiero. Il pensiero razionale – asimmetrico – si esercita come stabilimento di distinzioni-relazioni categoriali a partire dal magma omogeneizzante del modo di essere simmetrico della mente. Categorizzazione conscia e simbolizzazione affettiva rappresentano dunque altrettanti modi di funzionare della mente, ciascuno dotato di una propria sintassi, comunque coestensivi - cioè, partecipanti contemporaneamente alla costruzione di ogni atto di pensiero, che per sua natura è, per usare la terminologia di Matte Blanco, bimodale.

Seguendo il pensiero dell’autore, la mente può essere concepita come un processo stratificato in cui convivono livelli differenti di funzionamento, ciascuno dotato di un particolare mix di simmetria/asimmetria: dalla simmetria assoluta dell’inconscio omogeneo ed indivisibile, alla asimmetria più accentuata del pensiero razionale.

Entro l’ottica che stiamo presentando, le teorie di Fornari e di Matte Blanco rappresentano contributi fondamentali in quanto sollecitano a considerare l’inconscio come una specifica modalità di semiosi: una forma di interpretazione della realtà, dunque di costruzione di senso. Ambedue le teorie mantengono tuttavia il proprio baricentro sulla dimensione intrapsichica. Per aprire la teoria psicodinamica alla dimensione intersoggettiva e contestuale è necessario rivolgerci ad una ulteriore linea di evoluzione del pensiero psicoanalitico.

La psicoanalisi relazionale e intersoggettiva

Sviluppatasi nel secondo dopoguerra a partire dal lavoro di autori interessati ad approfondire in chiave interazionista il modello delle relazioni oggettuali (riferimento d’obbligo, in questo senso, l’opera di Sullivan), la teoria relazionale ha sottoposto a critica radicale l’originaria impostazione freudiana, in favore di una visione dei fenomeni mentali come processi collocati nella relazione. Come sostiene Mitchell, uno degli esponenti di rilievo della psicoanalisi relazionale, la mente non preesiste alla relazione, ma emerge entro ed in funzione dei processi di scambio comunicativo.

Merton Gill sviluppa questo punto di vista, nei termini di una visione ermeneutica e situata del processo psicoterapeutico. Nella sua ottica, la relazione clinica è una co-costruzione di senso, alla quale contribuiscono tanto l’analizzando che l’analista. La co-costruzione si realizza attraverso processi di comunicazione operanti contemporaneamente sul piano della negoziazione intenzionale e della simbolizzazione inconscia. Viene dunque a cadere l’immagine, cara alla teoria della tecnica classica, dell’analista specchio - l’idea, cioè, di un terapeuta che esercita in modo asettico la funzione interpretativa, come se operasse dall’esterno della relazione. Al contrario, Gill evidenzia come l’analista partecipi alla relazione attraverso la propria soggettività, che interagisce con quella dell’analizzando. Tutto ciò che avviene nella relazione terapeutica è dunque da considerare espressione di un campo relazionale.

Il punto di vista relazionale porta alle sue estreme e coerenti conseguenze una delle fondamentali intuizioni della psicoanalisi (legata in particolare alla teoria delle relazioni oggettuali): la matrice sociale della mente; il suo approdo è una visione semiotica, narratologica e dialogica della soggettività, intesa come prodotto che si dispiega entro e attraverso lo scambio comunicativo, come intreccio di modi di raccontare la – dunque organizzare la, dare senso alla – propria esperienza di essere-in-relazione-con. Le persone sono immerse in relazioni - con gli altri immaginari o reali - e così continuamente impegnati a interpretare affettivamente il proprio mondo relazionale. Si può considerare questo approccio semiotico perché vede l'inconscio come un sistema di significati affettivi che orientano il modo con cui il soggetto sente e comprende se stesso e gli altri.

Al posto delle teorie freudiane topografiche e strutturali della mente immaginiamo una totalità organizzata di esperienze personali vissute, più o meno consapevole e più o meno configurata in ragione di tali esperienze emozionali e relazionali. Invece di un contenitore, delineiamo un sistema esperienziale di aspettative, configurazioni interpretativi e significati (…). All'interno di un tale sistema o mondo, alcune cose possono essere sentite e conosciute, spesso in modo ripetitivo e con irremovibile certezza (Stolorow, Orange, & Atwood, 2001, pag 675)

In questa prospettiva, l’inconscio perde le caratterizzazioni topiche, strutturali e intrapsichiche, per acquistare il valore di categoria ermeneutica intersoggettiva: modo di interpretare le dinamiche di costruzione e scambio di significati che gli attori alimentano nello sforzo volto a dare senso e regolare la contingenza delle relazioni in cui sono inscritti.